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Abbiamo parlato qui della ricostruzione di una galeotta che era in dotazione alla Repubblica di Genova nel ‘600.  Ma com’era strutturata la flotta di galee della Superba?

La Repubblica  per secoli non si dotò di una flotta permanente, il cui mantenimento avrebbe costituito un onere molto gravoso.

Le galee appartenevano a privati,  che le mettevano a disposizione in caso di guerra. Ugualmente Genova era in grado di radunare in poco tempo flotte numerose, come le 88 galee alla Meloria o le 85 di Curzola.  Alla Repubblica competeva la regolamentazione di tutta la materia.

Le prime norme al riguardo risalgono alla metà del XIV secolo – le regole di Gazaria, antico nome della Crimea – che trattano appunto delle galee adibite ai commerci con le colonie sul Mar Nero. Le regole di Gazaria è una delle più antiche fonti del diritto marittimo in Europa.

Nel 1559 con la pace di Cateau Cambresis, che metteva fine alla guerra tra l’alleata Spagna e la Francia e dopo la battaglia di Lepanto (1576), si sentì la necessità di una flotta permanente, pubblica.
Doveva essere al comando di ufficiali regolari, pattugliare il mar Tirreno infestato dai corsari barbareschi. Venne perciò istituito il Magistrato delle Galee.

Sino ad allora era molto praticato l’assiento, ovvero il noleggio di galee armate a Stati che non possedevano i mezzi  necessari per mantenere una flotta permanente. Questa pratica, avviata da Andrea Doria, fu seguita da altre famiglie genovesi, che ne trassero utili ingenti.

Con l’istituzione del Magistrato delle Galee nuovi decreti furono emanati. Nacquero i cespiti fiscali  per provvedere alle necessità della flotta,  compiti e etribuzioni delle ciurme, norme per ripartirsi le prede.  Infatti quasi tutte le Marine ebbero origini corsare, e fra i corsari venivano reclutati valenti ufficiali. Il Regolamento delle prede venne abolito dalla Marina italiana solamente nel 1866.

La flotta pubblica nel 1608 era composta da 10 unità (Capitana, Patrona, S.Giorgio, S.Tommaso, S.Maria, S.Giovanni Battista, Vittoria, S.Lorenzo, S.Francesco, Diana) e comunque mai superò le 12. Esse erano divise in “galee di catena” e “galee di libertà”.  Navigavano solo durante la buona stagione; da ottobre a marzo erano tirate in secco sotto le arcate dell’Arsenale, quindi disarmate: era il tempo dello sciverno. Durante questo periodo schiavi e forzati, i rematori, erano adibiti a lavori pubblici.

In primavera, una volta ricalafatate (racconcio)  erano pronte per riprendere il mare.