06 dicembre 2003
Anche gli animali hanno dubbi
Scimmie e delfini sono in grado di rendersi conto di non sapere qualcosa, un sofisticato processo di pensiero chiamato metacognizione
Una nuova ricerca rivela che alcuni animali hanno "dubbi", o "si rendono conto di non sapere qualcosa". Si tratta di un sofisticato processo di pensiero chiamato metacognizione, che dimostra come gli animali abbiano più "autocoscienza" di quanto gli uomini attribuiscano loro. L'incertezza è spesso considerata una caratteristica esclusiva degli esseri umani: sapere quando si sa qualcosa e quando non la si sa, ovvero essere capaci di metacognizione, è uno dei tratti cognitivi più sofisticati collegati alla coscienza.
Nel campo della psicologia, si cerca da tempo di scoprire se anche gli animali, non dotati di parola, possano presentare un certo livello metacognitivo. Tuttavia, le ricerche in questo campo procedono lentamente in quanto è difficile determinare il grado di conoscenza degli animali sul proprio pensiero. Alcuni passi avanti verso la soluzione del problema sono stati ora fatti da un team di studiosi guidato dallo psicologo John David Smith dell'Università di Buffalo. Lo studio sarà descritto in un articolo pubblicato sul numero di dicembre della rivista "The Behavioral and Brain Sciences".
Gli autori hanno condotto tre esperimenti con esseri umani, con un gruppo di macachi resi e con un delfino tursiope, effettuando misure comportamentali e non verbali della metacognizione. In questi studi, gli animali sono stati sottoposti a una combinazione di esercizi percettivi o di memoria "facili" e "difficili". Se completavano il test, i soggetti ricevevano una ricompensa nel caso la soluzione fosse corretta e un periodo di pausa se sbagliata. L'innovazione consisteva nel fatto che gli animali potevano scegliere una risposta "non so" per evitare di completare un test a scelta. In questo modo, gli animali potevano scegliere di completare i test quando erano sicuri di conoscere la risposta, e di non farlo se provavano qualcosa di simile all'incertezza.
I ricercatori hanno dimostrato che le scimmie e il delfino usavano la risposta "non so" in maniera essenzialmente identica al modo con cui la usano gli esseri umani. "Gli schemi di risultati prodotti da umani e animali - afferma Smith - forniscono alcune delle maggiori similarità mai osservate nella letteratura comparativa".
Nel campo della psicologia, si cerca da tempo di scoprire se anche gli animali, non dotati di parola, possano presentare un certo livello metacognitivo. Tuttavia, le ricerche in questo campo procedono lentamente in quanto è difficile determinare il grado di conoscenza degli animali sul proprio pensiero. Alcuni passi avanti verso la soluzione del problema sono stati ora fatti da un team di studiosi guidato dallo psicologo John David Smith dell'Università di Buffalo. Lo studio sarà descritto in un articolo pubblicato sul numero di dicembre della rivista "The Behavioral and Brain Sciences".
Gli autori hanno condotto tre esperimenti con esseri umani, con un gruppo di macachi resi e con un delfino tursiope, effettuando misure comportamentali e non verbali della metacognizione. In questi studi, gli animali sono stati sottoposti a una combinazione di esercizi percettivi o di memoria "facili" e "difficili". Se completavano il test, i soggetti ricevevano una ricompensa nel caso la soluzione fosse corretta e un periodo di pausa se sbagliata. L'innovazione consisteva nel fatto che gli animali potevano scegliere una risposta "non so" per evitare di completare un test a scelta. In questo modo, gli animali potevano scegliere di completare i test quando erano sicuri di conoscere la risposta, e di non farlo se provavano qualcosa di simile all'incertezza.
I ricercatori hanno dimostrato che le scimmie e il delfino usavano la risposta "non so" in maniera essenzialmente identica al modo con cui la usano gli esseri umani. "Gli schemi di risultati prodotti da umani e animali - afferma Smith - forniscono alcune delle maggiori similarità mai osservate nella letteratura comparativa".